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'Giancarla Pinaffo ha dentro di sé tutto il mondo francoprovenzale della Val Grande di Lanzo, è in perfetta sintonia con esso. Perciò ha saputo coglierne i messaggi, ha saputo leggere in quel sistema di simboli che in esso si sono accumulati nei millenni, passando dall'«indeterminazione» alla «determinazione», dall'«indifferenziato» al «differenziato». Attraverso l'analisi razionale, nella quale consiste la sua poesia, è riuscita «a ridurre a chiarezza il mito» (direbbe Cesare Pavese, anch'egli piemontese), a capire il significato ultimo di quel mondo. La sua è «arte contadina» in senso ampio, in quanto come ha scritto Carlo Levi non solo i contadini stricto sensu hanno dentro di sé quel sistema di relazioni che abbiamo descritto come caratteristico della civiltà rurale, ma anche gli altri uomini e le altre donne, che, grazie alla loro (...)'.